Luminanza e sicurezza sul lavoro: misurazioni, rischi e sanzioni
Flusso luminoso, efficienza luminosa, irradiamento, intensità luminosa… sono tutti termini che rientrano nel concetto più generico di illuminazione, un concetto legato in maniera intrinseca alla sicurezza negli ambienti di lavoro. È sempre il D.Lgs. 81/2008 a riportare con chiarezza i requisiti relativi all’illuminazione all’interno di uffici, laboratori, magazzini e altri luoghi di lavoro. E come avviene per lo stress termico, anche per la luminanza è indispensabile rientrare in parametri di illuminazione artificiale e naturale ben precisi. Volendo ridurre la questione alla sua essenza, potremmo dire che – salvo casistiche particolari come camere oscure o locali di stagionatura – una scarsa o eccessiva illuminazione non sono adatte o addirittura possono risultare nocive per chi lavora. Ma questo non è sufficiente per descrivere il quadro nel suo complesso.
L’intensità luminosa, così come la potenza più o meno elevata della luce, sono infatti solo due delle grandezze che dobbiamo considerare. A queste si aggiungono altri parametri, relativi ad esempio all’efficienza della sorgente luminosa (artificiale). In concreto, una luce che sfarfalla può creare stress nel lavoratore, provocando a lungo andare problemi alla vista o effetti collaterali spiacevoli. E così via per altre caratteristiche e variabili. Come arginare quindi i rischi per ciò che riguarda la sicurezza sul lavoro? E come rispettare le disposizioni previste dalla normativa? Le risposte sono contenute nell’allegato IV (Requisiti dei luoghi di lavoro) e allegato XXXIV (Videoterminali) del D. Lgs. 81/2008. In questi due allegati troviamo alcune linee guida preziose, che spiegano come adempiere agli obblighi di legge ed evitare inutili sanzioni. Vediamo nel dettaglio i contenuti salienti.
ILLUMINAZIONE NATURALE E ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE
Il primo distinguo importante che riportano gli allegati concerne la distinzione fra illuminazione naturale e illuminazione artificiale. Entrambe devono essere di qualità, ed entrambe devono esistere nella misura in cui l’una va a compensare l’altra (tipicamente la luce artificiale predomina nelle giornate nuvolose o in autunno/inverno, mentre quella naturale viene sfruttata al mattino e con giornate di sole in primavera/estate). A determinare la qualità della luce naturale sono fattori come la posizione delle vetrate, le condizioni di pulizia delle finestre, la presenza di eventuali superfici riflettenti e così via. Edifici di ultima generazione ben progettati tengono di solito conto di queste e altre variabili, favorendo al massimo il contributo della luce naturale a beneficio della sicurezza e dei consumi energetici.
Sul fronte dell’illuminazione artificiale esistono altrettante variabili che è opportuno considerare e sulle quali occorre intervenire. Fra queste ricordiamo la distribuzione delle luminanze (ovvero delle fonti luminose come lampade, strip LED, faretti, ecc), la direzionalità della luce, la resa dei colori e l’apparenza del colore della luce, e ancora l’abbagliamento e lo sfarfallamento, due fenomeni che possono arrecare disturbo e fastidio. Altra considerazione da fare sono sul livello di attenzione richiesto da chi lavora (basso, medio o alto) e sulla tipologia di schermi dei videoterminali, suddivisi in classi di luminanza (media o alta). Un esempio sono le aree di lavoro di attività generali con un medio livello di attenzione (le più frequenti, come ambienti di ufficio e postazioni al videoterminale). In questi scenari l’illuminazione dell’area di lavoro dovrà essere superiore a 500 lux.
LE NOSTRE MISURAZIONI CON FOTORADIOMETRI E LUXOMETRI
Il datore di lavoro che non adempie ai suoi dovere e non predispone un’illuminazione consona alle peculiarità dell’ambiente, rischia un’ammenda pecuniaria che va dai 2.000 ai 10.000 euro (violazione dell’articolo 64, comma 1, lettera a). Per non farsi trovare impreparati, è necessario controllare innanzitutto i valori di illuminazione indoor. La rilevazione può essere effettuata con appositi strumenti, come il fotoradiometro e il luxometro, utili per misurare, fra gli altri:
- illuminamento e luminanza
- PAR (Radiazione Fotosinteticamente Attiva)
- irradiamento interno
Noi di LDG Service utilizziamo a questo proposito due fotoradiometri di ultima generazione, l’HD2102.1 e l’HD2102.2, dotati di sonde fotometriche e radiometriche in grado di rilevare luminanza, irradiamento e ogni altro parametro previsto, memorizzando le campionature secondo le soglie impostate, il tutto in ottemperanza ai requisiti del Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro. Scrivici senza impegno per maggiori informazioni e scopri come illuminare in maniera efficiente il tuo ambiente di lavoro: compila il form alla pagina di Contatto per ricevere maggiori informazioni!
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