Sviluppo delle flore batteriche nei condotti distribuzione automatica solubili: come risolverlo
Sviluppo delle flore batteriche nei condotti distribuzione automatica solubili: come risolverlo
Un problema comune che mette a rischio la salute del consumatore
Cioccolato, tè, latte… sono molti i preparati solubili utilizzati nel settore delle vending machine. Alcune bibite erogate dai distributori automatici sono infatti realizzate proprio a partire da prodotti. Allo stato solido, e cioè sotto forma di polvere, i solubili non temono alcun tipo di contaminazione, quando però la macchina entra in funzione e la polvere stessa viene a contatto con l’acqua, ecco che si creano le condizioni per lo sviluppo e la proliferazione di flore batteriche. È del tutto naturale che accada, si tratta di un fenomeno prevedibile, favorito dalla presenza di zuccheri e altre sostanze nutritive nella composizione dei solubili. Ciò non toglie che le flore batteriche vadano eliminate subito, così da scongiurare rischi per la salute delle persone che consumano di volta in volta le bevande calde o fredde.
In particolare, il punto critico sono i condotti dove scorre il liquido e quindi la bevanda. In questi punti di passaggio le flore batteriche hanno modo di riprodursi e proliferare, con potenziali conseguenze nocive per il consumatore. Un problema che si può affrontare con appositi cicli di pulizia e, in parallelo, con l’adozione di metodiche di lavoro corrette. Ci troviamo di nuovo nell’ambito dell’HACCP, l’insieme di normative che definisce gli standard da rispettare in materia igienico sanitaria per quanto riguarda il settore del vending e ogni altro comparto dell’agroalimentare. Nella fattispecie, alla ditta appaltatrice dei distributori automatici spetta il compito di assicurare un’adeguata sanificazione dei condotti, delle parti che entrano in contatto con i liquidi e delle superficie verticali e orizzontali della macchina (piani di appoggio, pareti interne ed esterne, ecc).
Operazioni del genere garantiscono requisiti di sicurezza minimi, ma non sono ancora sufficienti per tutelare appieno il consumatore. Alla procedure ordinarie vanno affiancate operazioni di sanificazione e controllo straordinarie, da effettuare con regolarità secondo quanto riportato nel piano di autocontrollo. Quest’ultimo dovrà essere accompagnato dal Manuale Aziendale di Corretta prassi Igienica, come previsto dal Regolamento CE 852/2004 ex D. Lgs n.° 155/1997 e successive modifiche ed integrazioni. Il piano di autocontrollo e il Manuale Aziendale di Corretta prassi Igienica vanno entrambi definiti in ottemperanza ai contenuti della normativa Hazard-Analysis and Control of Critical Points, meglio nota come HACCP.
Se l’addetto alla ricarica dei distributori automatici e alle altre operazioni connesse (svuotamento dei sacchi dei liquidi residui, cambio dei filtri e così via) mette in pratica le misure di pulizia stabilite in base al tipo di macchina e ad altri parametri di interesse, la flora batterica viene abbattuta a cariche infinitesimali, annullando qualsiasi pericolo concreto per chi beve la cioccolata calda, il tè o altre bevande ottenute da preparati solubili. Viceversa, se le misure stabilite sono ignorate o trovano parziale attuazione, i rischi aumentano, e non solo per il consumatore. Qualora si verificasse un controllo da parte dell’autorità competente, le condizioni igieniche della macchina sarebbero il primo parametro analizzato, anche tramite campionatura.
Va da sé che la flora batterica viene individuata con estrema facilità al microscopio e funge da prova del mancato rispetto delle norme e, con loro, della più ampia cornice HACCP in cui è obbligatorio rientrare. Una situazione che impone misure cautelative e di sicurezza anche gravi, di cui dovrà farsi carico la ditta responsabile dei distributori. Al fine di evitare questo rischio, è bene muoversi con cautela, informarsi e chiedere aiuto a una società di consulenza specializzata. Solo professionisti qualificati, esperti in HACCP, possono dare all’azienda il supporto necessario per elaborare una politica di sicurezza alimentare all’altezza delle aspettative. L’alternativa, di fatto, non esiste, a meno di tentare un’improbabile quanto azzardata autogestione.
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