Agroalimentare di qualità
Agroalimentare di qualità
In Italia la Qualità è sempre stata una base di confronto per individuare le strategie da utilizzare per l’ accrescimento del sistema produttivo, consolidare la competitività delle imprese e facilitare una crescita dei consumi non distaccata dagli aspetti della sicurezza e della salvaguardia della salute.
L’ immagine di “certificazione accreditata” è ormai consolidata, con la scelta da parte di un numero sempre maggiore di organizzazioni sia pubbliche che private e degli strumenti di valutazione per ottenere la conformità.
Tra le conformità più richieste troviamo le certificazioni agroalimentari, le ispezioni, le prove e tarature, che vengono tutelate al mercato per mezzo degli organismi e dei laboratori accreditati.
Il monitoraggio delle attività degli operatori è assicurato in ogni Paese Europeo dalla competenza degli enti di accreditamento tra cui ACCREDIA per l’Italia, cui organismi e laboratori accedono per uniformarsi alle norme tecniche , tra queste troviamo le Norme ISO, ovvero della definizione cogente di leggi nazionali e sovranazionali, come nel caso di regolamentazioni e disposizioni Europee.
Per quanto concerne il comparto Agro-alimentare, le attività di ACCREDIA sono molteplici e articolati, poiché l’accreditamento riguarda la stragrande maggioranza delle certificazioni regolamentate e volontarie.
Negli schemi prodotto regolamentati, ACCREDIA (l’ente italiano di accreditamento degli organismi di certificazione) è responsabile della valutazione degli organismi, sia dei prodotti DOP – IGP ai sensi dei Reg. CE 510-2006, STG Reg. CE 509-2006, BIO Reg 834-2007 e del settore vitivinicolo Reg. CE 491-2009.
Tra le certificazioni volontarie di prodotto, ve ne sono diverse, tra queste ritroviamo la certificazione di rintracciabilità di filiera ottenibile secondo la norma ISO 22005-2007 che riguardano :
- filiere ortofrutticole – dalle sementi al confezionamento
- filiere della carne bovina e suina – dall’acquisto e/o nascita dell’animale fino al punto di distribuzione incluso il settore mangimistica
- filiere del latte – dall’allevamento al punto di distribuzione
Tra i disciplinari volontari di prodotto, troviamo:
- certificazione BRC -British Retailer Consortium
- certificazione IFS – International Food Standard- che riguardano le industrie alimentari di trasformazione messi a punto dalle grandi catene di distribuzioni della GDO nazionale e internazionale
- certificazione GLOBALGAP – ex EUREPGAP applicabile ai prodotti ortofrutticoli
- certificazione No OGM
ne troviamo altre come il disciplinare biologico, la certificazione Kosher per la comunità ebraica, la certificazione Halal per la comunità musulmana.
Gli standard volontari sono noti come strumenti di garanzia efficacia e affidabilità, preparatori al rispetto delle leggi, con la differenza di essere un plus per il miglioramento, la riduzione dei rischi, attraverso la consapevolezza delle risorse umane dell’azienda, oltre allo sviluppo del grado di fiducia che il mercato richiede.
Inoltre da diversi anni è utilizzata la norma ISO 22000-2005, norma per i sistemi di gestione della sicurezza alimentare– FSM – Food Safety Management, evoluta in un periodo storico dovuto ai gravi fatti che hanno messo a rischio la salute umana(mucca pazza,influenza aviaria, polli alla diossina).
Mettere al sicuro i propri prodotti e la propria azienda non è solo un obbligo ma anche dovere etico ma soprattutto il rispetto per chi vuole valorizzare i propri prodotti e la propria terra.
Buongiorno, sono un Responsabile commerciale di un’azienda agroalimentare.
Vorremmo esportare i nostri prodotti nel Regno unito , ma ci hanno detto che è necessario dimostrare di adottare uno standard di qualità.
Qual’è lo standard che si deve adottare?
Gentile Maurizio,
La ringraziamo per averci contattato.
La certificazione istituzionalizzata nel Regno Unito è la BRC (British retail consortium).
Salve Maurizio,
lo standard più indicato è il BRC per il Regno Unito.